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MONTESCANO / LOMBARDIA

Vuoi scoprire una ricetta locale veramente deliziosa e succulenta? Allora ti parliamo dell ’”Oca in onto” che è uno dei piatti più rappresentativi della tradizione gastronomica dell’Oltrepò Pavese, nato dall’ingegno delle famiglie contadine che cercavano modi per conservare la carne durante i mesi invernali. Questa antica ricetta prevede l’utilizzo dell’oca, un animale tipico delle campagne locali, che veniva allevato per sfruttarne ogni parte, dal grasso alla carne.
La prepariamo con una cottura lenta dei pezzi di carne in una casseruola insieme al suo grasso, che si scioglie lentamente avvolgendo le carni in una morbida coltre aromatica. La ricetta tradizionale prevede l’aggiunta di erbe e aromi come rosmarino, salvia, alloro e aglio, che donano al piatto profumi intensi e un sapore ricco. Una volta cotta, l’oca la trasferiamo in contenitori di terracotta e ricoperta dal grasso fuso, che agiva come conservante naturale, garantendo una lunga durata senza bisogno di refrigerazione.
Il risultato che otteniamo è una carne tenera e saporita, che si gusta al meglio se accompagnata da polenta fumante, perfetta per raccogliere il grasso aromatizzato. L’oca in onto è più di un semplice piatto: è un simbolo della cultura rurale dell’Oltrepò, un esempio di come il cibo possa raccontare una storia di sapienza e rispetto per le risorse disponibili.

SUGGERITA DA POGGIO PREGANA

SAN FLORIANO DEL COLLIO / FRIULI

Abbiamo una ricetta da suggerirti che è un inno alla semplicità: Il Frico. Un piatto a base di patate che si indorano lentamente in una padella a cui aggiungiamo per farle sfrigolare insieme nell’olio caldo. Sopra vi aggiungiamo il Montasio, stagionato quanto basta, che sciogliendosi si insinua tra i filamenti dorati delle patate. Lentamente, si forma una crosta dorata, croccante all’esterno e morbida all’interno, che racchiude il cuore caldo e saporito del frico. Lo serviamo in tavola bello fumante, ed ogni morso è un viaggio: la dolcezza delle cipolle, la morbidezza delle patate e la sapidità del formaggio si intrecciano, regalando un assaggio della tradizione friulana, della nostra terra generosa dove ogni ingrediente ha una storia da raccontare. E se alzi il calice in compagnia degli amci di un Friulano o di una Ribolla Gialla, il frico diventa poesia.

SUGGERITA DA MANIA’ GIANNI

POGGIO RUSCO / LOMBARDIA

Una ricetta della nostra cucina mantovana che amiamo mettere in tavola nelle fresche giornate autunnali, quando i nostri pioppi lungo le rive si lasciano cullare dal vento sono gli “Gnocchi piccolini con funghi di pioppo, gorgonzola e prezzemolo”.
Li prepariamo lessando le patate lasciandole cuocere con la buccia fino a che non diventano morbide, poi aggiungiamo la farina, l’uovo e un pizzico di sale e impastiamo delicatamente.
Poi prendiamo una padella grande, scaldiamo l’olio extravergine d’oliva insieme al burro e gettiamo i funghi di pioppo: Dopo averli saltati per bene aggiungiamo il gorgonzola a pezzetti, e lo lasciandolo fondere lentamente. Il tutto verrà unito con gli gnocchi già bolliti permettendo ai sapori di fondersi armoniosamente. Questa ricetta è un inno alla bellezza e alla bontà del Mantovano. Gli gnocchi, piccoli e teneri, catturano l’essenza dei funghi di pioppo, mentre il gorgonzola dona una cremosità irresistibile. Il prezzemolo fresco, con la sua nota erbacea, completa questo quadro gastronomico, rendendo ogni boccone un viaggio attraverso i sapori autentici di una terra ricca di tradizioni e di amore per la cucina. Buon appetito!

SUGGERITA DA FONDO BOZZOLE

FEDERICO SANTAMARIA / CALIZZANO

Il castagnaccio è un dolce rustico, dal sapore antico, che nasce dall’anima dei boschi che abbracciano Calizzano. Lo prepariamo con farina di castagne, uvetta, pinoli con l’aggiunta di rosmarino profumato e leggermente pungente che aggiunge una freschezza inaspettata, quasi a evocare i sentori dei boschi umidi dopo la pioggia.
Lo cuociamo sino a formare una leggera crosticina e sottili crepe in superficie, come la corteccia di un vecchio castagno e farlo diventare è una delizia visiva e olfattiva ancora prima che gustativa. Una volta preparato lo serviamo in tavola caldo e talvolta lo accompagniamo con una crema di ricotta o un filo di miele così da fargli sprigionare una fragranza che riporta al cuore delle tradizioni liguri e invita a un momento di quiete, come un assaggio della nostra terra stessa, ricca, generosa e immutabile.

SUGGERITA DA FEDERICO SANTAMARIA

PIGLIO / LAZIO

Siamo felici di poterti suggerire degli abbinamenti “della felicità” per il piacere del tuo palato.
Il Cesanese del Piglio DOCG è un vino rosso con un corpo pieno e i sapori complessi.
Carni Rosse: Arrosti, bistecche, e carni alla griglia.
Selvaggina: Cinghiale, lepre, e fagiano.
Formaggi Stagionati: Pecorino romano, parmigiano reggiano, e formaggi erborinati.
Primi Piatti Robust: Pasta con ragù di carne, lasagne, e risotti con salsiccia.
La Passerina del Frusinate IGT è un vino bianco leggero e fresco, con note fruttate e floreali.
Antipasti di Mare: Carpaccio di pesce, insalata di mare, e gamberi alla griglia.
Piatti di Pesce: Pesce alla griglia, branzino al forno, e calamari fritti.
Verdure e Piatti Vegetariani: Verdure grigliate, insalate di verdure fresche, e zuppe di verdure.
Formaggi Freschi: Mozzarella di bufala, ricotta, e formaggi caprini.
Il Rosato del Frusinate IGT è un vino rosato che si distingue per la sua freschezza e versatilità.
Antipasti Leggeri: Bruschette con pomodoro, antipasti misti, e insalate di pollo.
Piatti di Pesce e Crostacei: Insalata di polpo, gamberi alla catalana, e pesce spada alla griglia.
Piatti Estivi: Couscous con verdure, insalata di riso, e piatti a base di pomodoro.
Salumi: Prosciutto crudo, salame e altri affettati leggeri.

SUGGERITA DA L’AVVENTURA

S. MINIATO / TOSCANA

Ti parliamo della ricetta più rappresentativa della nostra cittadina: “I fegatelli di S. Miniato”.
Li preparariamo con cura e passione, secondo un’antica ricetta tramandata di generazione in generazione. Ogni fegatello è composto da due pezzi di carne magra di maiale e uno di fegato, sapientemente infilzati da un rametto di finocchietto selvatico o avvolti nella rete. Il finocchietto, con il suo profumo aromatico, conferisce al boccone un’anima agreste, quasi selvatica, che rimanda alle colline e ai campi di questa terra generosa. La cottura lenta, sotto lo sguardo attento delle mani esperte della cuoca, sigilla ogni sapore, ogni essenza. Dopo un’abbondante doratura, li conserviamo sotto strutto.
Già al primo assaggio emergono tutti i sapori: il dolce si mescola al salato, la morbidezza del fegato si fonde con la consistenza carnosa del maiale, mentre il finocchietto e le spezie danzano sul palato. Un’esperienza che racconta di boschi e tramonti, di mani segnate dal lavoro e di antichi saperi, di una terra che sa farsi amare attraverso i suoi frutti più semplici e al contempo preziosi.

SUGGERITA DA MACELLERIA LO SCALCO

CASTELNUOVO / TRENTINO ALTO ADIGE

Nelle nostre contrade di montagna, quando desideriamo cebrare la cucina trentina, sopra tutto durante la stagione invernale, inforniamo un “Brasato al Teroldego”. Una preparazione che inizia la sera prima quando i pezzi di manzo vengono immersi in una marinata di vino Teroldego, carote, sedano, cipolle, aglio e spezie aromatiche così che durante la notte la carne assorba lentamente i sapori robusti e complessi del vino e delle erbe e si prepari per il lungo e paziente processo di cottura.
Dopo ore di cottura a fuoco lento, la carne diventa così tenera da sciogliersi in bocca. Il liquido di cottura viene trasformato in una salsa vellutata, arricchita dal gusto delle verdure e del vino. Quando il brasato è finalmente pronto, viene servito fumante, accompagnato da contorni semplici che ne esaltano il sapore.

SUGGERITA DA WOLF

PERUGIA / UMBRIA

Non sei ancora stato a Perugia? Ricordati quando verrai nella nostra città di gustarti una “Torta al testo”. E’ il nostro piatto più tipico, semplice ma gustoso e profondamente radicato nella tradizione culinaria umbra. La Torta al Testo è una focaccia piatta e rotonda, preparata con ingredienti semplici come farina, acqua, sale e lievito, e cotta su una piastra di ghisa chiamata “testo”. Da questa piastra deriva il nome del piatto. La torta ha una consistenza croccante all’esterno e morbida all’interno. Le sue origini pare risalgano all’ epoca romana e da allora non ha mai perso la sua popolarità di piatto popolare sempre presente alle feste locali e sulle tavole di noi perugini. La preparazione tradizionale prevede l’impasto degli ingredienti fino a ottenere una consistenza liscia e omogenea. L’impasto viene poi steso e cotto sul testo ben caldo, girato una volta per cuocere entrambi i lati uniformemente. Noi amiamo particolarmente la sua capacità di essere un piatto versatile, adatto sia come spuntino che come piatto principale.

SUGGERITA DA COLTI E COTTI

CALOSSO / PIEMONTE

Una ricetta che amiamo molto in famiglia sono gli agnolotti verdi con fonduta di Castelmagno.
La pasta degli agnolotti, di un verde intenso che ricorda i prati in primavera, è ottenuta mescolando farina, uova e spinaci freschi, sbollentati e tritati finemente. La sfoglia, sottile e setosa, racchiude un ripieno che racconta storie di antichi banchetti: carne arrosto, sapientemente tritata e mescolata con parmigiano e un tocco di noce moscata, legati dall’uovo che amalgama il tutto in un abbraccio di sapori.
Quando l’acqua bolle vivace nel pentolone di rame, gli agnolotti vi tuffano dentro, danzando leggeri fino a che non affiorano, pronti per il trionfo finale. Ed è allora che entra in scena il Castelmagno, il re dei formaggi piemontesi, dalla consistenza friabile e dal sapore complesso, frutto di una terra aspra e generosa.
La fonduta di Castelmagno, cremosa e vellutata, si prepara con pazienza e amore: il formaggio si fonde lentamente con latte fresco e panna, sprigionando aromi che si diffondono per la cucina, anticipando il piacere che verrà. Quando la crema è pronta, liscia e dorata, viene versata generosamente sugli agnolotti appena scolati.

SUGGERITA DA ADRIANO GRASSO

CORNO DI ROSAZZO / FRIULI VENEZIA GIULIA

Più che parlare di cucina Friulana sarebbe più giusto parlare di “cucine Friulane” per la varietà di ambienti nei quali ci troviamo che vanno dalle zone costiere a vocazione marinara con una cucina a base di pesce sino alle zone interne.

Un piatto che potete trovare su tutte le nostre tavole è la polenta fatta in diversi modi, talvolta a base di grano saraceno talvolta di granoturco da accompagnare preferibilmente con carne di selvaggina come cinghiale o capriolo. Ovviamente, data la fratellanza e la vicinanza, risentiamo anche delle tradizioni della cucina slava che intepretata in forma Friulana come la Bizna che è una minestra di patate a fagioli.

SUGGERITA DA SASSOCORNO

VALDOBBIADENE / VENETO

Non solo nei mesi invernali, ma durante tutto l’anno nelle nostre cucine famigliari si prepara “La Torta alle Mandorle e Prosecco”. La torta richiede una preparazione semplice ma accurata nei vari passaggi. Si prepara per prima una crema di burro e zucchero alla quale vanno aggiunte successivamente le uova, mentre in una ciotola a parte si mescolano la farina, le madorle tostate e tritate e il lievito. Quando è tutto omogeneo si uniscono insieme per un composto unico. A questo punto arriva il matrimonio perfetto con il Prosecco accompagnato da scorze di limone che si uniscono all’impasto e si mette in forno per la cottura. Il tocco finale, prima della messa in tavola, è una bella spolverata di zucchero al velo. Di solito noi lo serviamo a fine pasto, ma è adatto anche come merenda pomeridiana accompagnata dai nostri buoni vini.

SUGGERITA DA CA’ DEI FIORI

BRACCIANO / LAZIO

Un piatto che incarna la semplicità e la bontà della nostra tradizione laziale è la “Pasta alla gricia”. Per la ricetta solitamente utilizziamo rigatoni o bucatini avvolti in una salsa cremosa e dorata. Il guanciale, tagliato a cubetti, è cotto alla perfezione, con i bordi croccanti e il cuore tenero, emanando un aroma avvolgente che invita al primo assaggio. Il formaggio pecorino romano, grattugiato generosamente, si fonde con il calore della pasta, creando una deliziosa cremosità che avvolge ogni morso. Infine, una spolverata di pepe nero appena macinato aggiunge una nota di piccantezza che esalta i sapori senza sovrastarli. Il guanciale, con il suo sapore ricco e salato, si sposa alla perfezione con il pecorino romano, creando un equilibrio sublime. Il pepe nero, con il suo pizzicore sottile, completa l’opera con un tocco di eleganza.

SUGGERITA DA DI TRAGLIA

SILVANO PIETRA / LOMBARDIA

Dalle nostre tradizioni contadine fatte di duro lavoro nei campi che richiede grandi energie fisiche è nato un piatto tipico come “il Brasato al Barbera”. Una ricetta composta da un pezzo di buona carne di manzo, assieme a cipolle, carote e coste di sedano e naturalmente a una bottiglia di Barbera, il vino rubino che porta con sé il carattere e l’anima delle vigne locali. La preparazione del brasato inizia la sera precedente, quando la carne viene adagiata in una ciotola capiente, circondata da verdure tagliate grossolanamente e da spezie aromatiche e il vino Barbera che vi viene versato generosamente. Il mattino dopo La carne, scolata dalla marinata e asciugata con cura, viene infarinata leggermente pronta per essere rosolata ed ottenere una crosta dorata. Quando te la troverai nel piatto ricordati di tagliarla in fette sottilissime così potrai apprezzarne al massimo il sapore.

SUGGERITA DA BIRRA CHIARO DI LUNA

CHIETI / ABRUZZO

Tra i colli e le montagne che vegliano su Chieti, si svela un tesoro culinario avvolto nella tradizione: le “scrippelle ‘mbusse”. Un canto d’amore alla cucina abruzzese, queste frittelle sottili sono come pagine di un antico manoscritto, narrando storie di terre fertili e sapori avvincenti. La loro creazione inizia con una danza tra farina, uova e latte, una sinfonia che dona vita a una pastella setosa, destinata a riposare sotto lo sguardo generoso del tempo. In una padella, come un’artista che dipinge la propria tela, le scrippelle prendono forma, dorandosi delicatamente fino a diventare opere d’arte croccanti. Nel cuore della preparazione, un brodo di carne, fragrante di storie antiche, accoglie le scrippelle con calore. Il parmigiano, come polvere di stelle, si posa sulla superficie, mentre un uovo, simbolo di vita, danza delicatamente sulla frittella. Servite in ciotole, le scrippelle ‘mbusse sono una sinfonia di consistenze e sapori. L’uovo, come un poeta timido, si lascia ammirare, aggiungendo un tocco di cremosità al brodo che avvolge ogni boccone. Un’ode alla tradizione, un racconto culinario che connette il passato con il presente, un assaggio di Chieti che incanta i sensi e riscalda l’anima.

SUGGERITA DA DAVIDE IACOVELLA

BUSETO PALIZZOLO / SICILIA

Ti raccontiamo di come trasformare degli ingredienti semplici in un piatto indimenticabile come “il Falsomagro alla Siciliana”, uno dei piatti più rappresentativi del nostro territorio dell’entroterra insulare.
Immagina una fetta di fesa di vitello, stesa con cura e battuta fino a diventare sottile come un velo, pronta ad accogliere un ripieno sontuoso. Su questa tela di carne, si dispongono generose fette di pancetta.
Un impasto di carne macinata di manzo, sapientemente arricchito con pecorino grattugiato, pangrattato croccante, prezzemolo fresco e un pizzico di aglio tritato, viene steso sopra la pancetta, come un manto di spezie e aromi.
Nel cuore di questo ripieno, si adagiano uova sode, simbolo di rinascita e tradizione, e cubetti di provolone, pronti a fondersi in un abbraccio cremoso durante la cottura. In una casseruola capiente, un filo d’olio extravergine di oliva si scalda, pronto ad accogliere il falsomagro.
Il rotolo sfrigola e si rosola, assumendo una doratura che promette croccantezza e gusto. Una volta dorato su tutti i lati, viene momentaneamente messo da parte, mentre nella stessa casseruola si soffriggono cipolla, carote e sedano, le verdure umili che, con il loro soffritto, creano la base aromatica per il sugo.
Il falsomagro ritorna nella casseruola, dove viene sfumato con un bicchiere di vino rosso, il cui bouquet di profumi si mescola con quelli della carne e delle verdure. La passata di pomodoro, densa e vellutata, avvolge il rotolo, che cuoce lentamente, assorbendo ogni sapore, ogni aroma. Dopo un’ora e mezza di paziente attesa, durante la quale il sugo si è ispessito e arricchito, il falsomagro è pronto. Rimosso dalla casseruola, riposa brevemente, lasciando che i suoi succhi si distribuiscano uniformemente. Lo spago viene rimosso, rivelando il rotolo in tutta la sua perfezione. Affettato a fette spesse, ogni taglio rivela il ripieno, con le uova sode e il provolone che fanno capolino tra la carne. Di solito lo serviamo in tavola con patate arrosto o una fresca insalata.

SUGGERITA DA MUSTAZZA

SAROLA / LIGURIA

Abbiamo una ricetta antica da farti conoscere capace di raccontare la storia e la cultura di un territorio in un solo boccone: “Il Coniglio alla Ligure”.
Immaginati una cucina rustica, con travi di legno a vista e un grande camino che scoppietta dolcemente. Sul tavolo di legno massiccio, spolverato di farina e ornato di ramoscelli di rosmarino, il coniglio fresco viene preparato con cura. Ogni pezzo viene immerso in una marinata di vino rosso, ricca e profumata, accompagnata da foglie di alloro e aglio schiacciato, lasciando che la carne si insaporisca e assorba ogni sfumatura di aromi. Dopo averlo cotto lentamente si inserisce nella casseruola con il soffritto legando il tutto con un sugo ricco e vellutato fatto di pinoli, olive taggiasche e capperi. Talvolta si mette in tavola con la polenta fumante o se preferisci un profumato e croccante pane casereccio.

SUGGERITA DA RAMOINO

PIANELLA / ABRUZZO

C’è un piatto che vorremmo suggerirti che, nella sua semplicità, racchiude in sé l’essenza delle montagne e dei pascoli verdi dell’Appennino e raccontano di pastori che scendono dalle colline portando con sè i profumi delle erbe selvatiche con cui usavano insaporire la carne di pecora con cui si preparano ” Gli arrosticini”. La carne di pecora, simbolo di abbondanza e nutrimento, viene tagliata a piccoli cubetti, infilandosi con delicatezza su sottili spiedini di legno. La griglia, la “fornacella”, è una lunga canaletta che accoglie al suo interno gli spiedini. Da noi si usa Servirli belli caldi, gustandoli direttamente dallo spiedino. Non dimenticarti di accompagnarli con il pane casereccio, croccante e rustico, bagnato con un filo d’olio d’oliva e aromatizzato con un tocco d’aglio e richiedere sulla tavola un Montepulciano d’Abruzzo, dal colore rubino e dal sapore intenso come compagno ideale di questa delizia.

SUGGERITA DA CANTINE RABASCO

 

FERRERE / PIEMONTE

Nel nostro angolo di Piemonte, tra borghi incantevoli e cantine centenarie, nasce uno dei dolci più emblematici e amati della regione: il Bunet. Il Bunet è molto più di un semplice dessert; è un’ode alla tradizione, una sinfonia di sapori che racconta storie di famiglia e serate invernali trascorse attorno a un tavolo. Il suo nome, che richiama l’antico termine piemontese per “berretto”, evoca la forma dello stampo in cui viene preparato, come a voler suggerire un abbraccio caldo e avvolgente. Il dolce è combinazione di cacao, amaretti e il liquore che crea un equilibrio di sapori ricco e armonioso, mentre il caramello aggiunge una nota di dolcezza e croccantezza.

SUGGERITA DA BRICCO VISCONTI

SANSEPOLCRO / TOSCANA

Agli amanti dei prodotti della terra suggeriamo un un piatto caratteristico locale che si avvale dei Fagioli di Sorana. Questi piccoli tesori bianchi, raccolti con cura nelle zone di Sorana, sono rinomati per la loro delicatezza e consistenza vellutata e oono i protagonisti indiscussi della zuppa, il cui sapore sottile e morbido conquista ogni palato. I fagioli vengono mescolati in una pentola fumante, meglio su un camino al fuoco della legna, si accompagnano al pane rustico toscano, all’aglio tagliato in piccoli spicchi ed alcuni rametti di rosmarino, in olio extravergine di oliva della Toscana. La Zuppa di Fagioli di Sorana non è solo un piatto, è un viaggio nel cuore della Toscana, un’esperienza che parla di terra, di famiglia e di tradizione. Una zuppa che, con la sua semplicità, riesce a conquistare il cuore di chiunque la assaggi.

SUGGERITA DA TOSCODORO

GIOVINAZZO / PUGLIA

Ti vorremmo presentare un piatto che fa parte a pieno titolo della nostra tradizione culinaria locale che unisce le risorse della terra e del mare come il “Riso, cozze e patate”, un piatto che nasce dalla tradizione contadina e marinara di Bari. Questo piatto viene spesso preparato in una teglia e cotto al forno, permettendo ai sapori di fondersi e creare un gusto ricco e complesso. Il piatto viene preparato stratificando gli ingredienti in una teglia. Si inizia con uno strato di patate, seguito da uno strato di riso crudo, e poi uno strato di cozze. Questo processo viene ripetuto fino a riempire la teglia, con ogni strato che riceve una leggera spolverata di formaggio grattugiato (generalmente pecorino), aglio, prezzemolo, pomodorini e un filo di olio extravergine d’oliva. Il tutto viene poi coperto con acqua o brodo di pesce, che servirà a cuocere il riso e amalgamare i sapori.

SUGGERITA DA GIARDINO ARCIERI

MONTA' / PIEMONTE

Un nostro piatto tipico di Montà, è la “Cipolla ripiena al forno”. Un piatto delizioso e sostanzioso che riflette l’uso dei prodotti qui del posto e, in generale, la tradizione culinaria della regione. Le cipolle sono un ortaggio ampiamente coltivato da noi Piemonte.
La ricetta prevede che vengono svuotate e riempite con un ripieno saporito a base di carne tritata (solitamente carne di maiale), pane raffermo, uova, formaggio grattugiato (come il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano), prezzemolo, aglio e spezie come pepe nero e noce moscata. Il tutto viene amalgamato fino a ottenere un composto omogeneo.
Una volta preparate le cipolle e il ripieno, le cipolle vengono sistemate in una teglia da forno e ricoperte con una salsa di pomodoro leggera. Possono essere anche aggiunte delle fette di pancetta o prosciutto crudo sopra le cipolle per aggiungere ulteriore sapore e tenerezza.nfine, le cipolle ripiene vengono infornate fino a quando sono ben cotte e la superficie è dorata e croccante.

SUGGERITA DA NOCCIOLAR

PONTE DELL'OGLIO / EMILIA ROMAGNA

Noi la chiamiamo La “torta d’erbi” perchè rappresenta il modo migliore per valorizzare i frutti del nostro territorio.
La prepariamo con una varietà di erbe aromatiche selvatiche che raccogliamo nei i campi e i boschi della Val di Nure. Selezionate con cura le erbe rispettando il ritmo delle stagioni, in particolare foglie di bietole, spinaci selvatici, borragine ortiche, che danno alla preparazione una vivacità tutta da scoprire. Le immergiamo in un morbido abbraccio di uova e formaggio, con cui si fondono armoniosamente, creando una consistenza avvolgente e un sapore pieno di autenticità. Questa torta, cuore della tradizione culinaria locale, racconta storie antiche e segreti custoditi nei racconti delle nonne, portando in tavola l’essenza stessa della Val di Nure. Una volta cotta, la torta d’erbi viene tagliata a fette per regalare momenti di autentica gioia e piacere al palato.

SUGGERITA DA GIOVANNI BIGNAMI

GAVI / PIEMONTE

Un piatto che non devi mancare di assaggiare se vieni nelle nostre contrate sono sicuramente i Ravioli di Gavi, che prendono il nome dalla famiglia che li creò per prima: i Raviolo, proprietari di una storica locanda locale.Il segreto della ricetta sta nel “tuccu”, il sugo che avvolge e completa questi ravioli, a fare la magia. In una pentola di rame, tra l’odore dell’olio che sfrigola e il burro che si scioglie, prende vita un soffritto fragrante di cipolla, carota e sedano. La carne di manzo, dorata e rosolata, si fonde con il vino rosso, che evapora lasciando dietro di sé un aroma intenso e complesso. I pomodori pelati si uniscono al brodo di carne, rosmarino e alloro, e tutto cuoce lentamente, a fuoco basso, per ore. Il tempo qui è un ingrediente fondamentale: solo con la pazienza si può ottenere quel sugo denso e ricco, che parla di tradizioni tramandate di generazione in generazione. Pochi sanno che, per le sue caratteristiche aromatiche e il legame con il territorio, il vino ideale per accompagnare i ravioli è proprio il GAVI DOCG, non dimenticarti di aggiungerlo in tavola!

SUGGERITA DA FONTANASSA

 

CITTA' DI CASTELLO / UMBRIA

Un nostro piatto tipico che rispecchia il nostro amore per le cose semplici e genuine è la “torta al testo”
che in alcune zone dell’Umbria viene chiamata “crescia”. Questo nostro piatto tradizionale è una sorta di focaccia cotta su una lastra di pietra chiamata “testo”. Si parte dalla farina bianca che viene versata
in una ciotola capiente con un pizzico di sale Olio extravergine di oliva e mescolata utilizzando con l’acqua pure delle nostre sorgenti. L’acqua pura delle sorgenti umbre si unisce lentamente alla farina, mescolata con cura insieme a un filo dorato di olio extravergine di oliva, simbolo della generosità della terra umbra. Dopo avere riscaldato “il testo” sulla fiamma viva vi si stende sopra in sottili sfoglie l’impasto morbido che le massaie fanno girare più volte sino a quando diventa croccante e pronto per essere tagliato a metà. A questo punto, preparati all’esplosione di sapori delle bontà locali con cui siamo abituati a farcirlo come il pecorino, il prosciutto o la salsiccia.

SUGGERITA DA FATTORIA CARBOGNANO

ISSOGNE / VALLE D'AOSTA

La si prepara un pò in tutta la Val D’aosta e ovviamente anche nella nostra contrada perchè è perfetta per affrontare le fredde giornate invernali delle montagne. Sto parlando della “Zuppa alla Valdostana”, rustica e sostanziosa si basa su ingredienti locali come la fontina e su verdure classiche come cipolle, carote, patate, il tutto amalgamato con il pane di segale tagliato a fette. La cottura è fatta con brodo, solitamente vegetale, che spande nell’aria un profumo invitante e irrestibile da accompagnare con un bicchiere di vino rosso delle nostre valli.

SUGGERITA DA PRIOD

SCANZANO / TOSCANA

Nelle nostre vaste e incontaminate terre della Maremma,, nasce uno dei piatti più iconici della Toscana: l’Acquacotta, una zuppa rustica composta da ingredienti semplici e genuini raccolti con cura dall’orto e dal pollaio: pomodori, cipolle, sedano, olio extravergine e pane toscano. In una grande pentola di terracotta, viene versato olio extravergine di oliva concipolle, tagliate finemente. A loro si uniscono le carote e il sedano, che aggiungono dolcezza e freschezza, mentre l’aglio, con il suo profumo intenso, arricchisce la base del piatto. I pomodori, rossi e succosi, vengono aggiunti al soffritto. L’acqua pura, versata con gesti lenti e precisi, trasforma il tutto in una zuppa che sobbolle piano, amalgamando gli aromi e i sapori.
Le uova, raccolte fresche dal pollaio, vengono rotte con delicatezza sopra il pane, il loro albume si solidifica leggermente e il tuorlo rimane cremoso, un cuore dorato che racchiude la promessa di un pasto nutriente e consolante. La zuppa bollente, versata con generosità, cuoce l’uovo appena quanto basta, creando un’armonia di consistenze e sapori.

SUGGERITA DA POGGIO LA LUNA

OLTREPO'PAVESE / LOMBARDIA

Una ricetta delle nostre nonne dell’Oltrepò pavese, conosciuta già nell’800 sono senz’altro i Brasadè. Il nome deriva dalla doppia cottura con un primo passaggio di bollitura e di un secondo passaggio in forno. La forma è quella tipica della ciambellina ottenuta da un impasto per dolci senza levitazione e sono fatte tutte con una lavorazione manuale che si tramanda da generazioni. Un pasto popolare che per tradizione viene trasformato in una collana di undici pezzi, di cui cinque rivolte in un senso e le altre in senso contrario. E’ facile, passando per i nostri borghi, trovare delle sagre del Brasadè nelle piazze del paese.

SUGGERITA DA POGGIO ALESSI

ALBA / PIEMONTE

La cucina di Alba può soddisfare tutti i gusti e i palati più fini con i piatti tipici della tradizione langarola:
I classici e celebri “tajarin” all’uovo simili alla tagliatella ma più sottili con una larghezza del taglio pari a 2/3 mm preparati con tante uova che li rendono gialli come il sole. La carne cruda di “Fassona” battuta al coltello, (la Fassona è una razza di carne bovina allevata in Piemonte molto pregiata e battuta al coltello per preservare le sue ottime qualità). Piatti della tradizione che si sposano a meraviglia con il re della terra di langa “Il Tartufo”. La nocciola “Tonda Gentile Trilobata delle Langhe” conosciuta come la “regina” delle nocciole. Può essere consumata come un frutto, essere lavorata nella Crema Gianduja oppure nella tipica Torta di Nocciole, da gustare così com’è oppure accompagnata da panna o zabaione (crema tipica piemontese preparata con tuorlo d’uovo, zucchero, marsala o un altro liquore dolce).

SUGGERITA DA TARTUFI AL MASSIMO

SAN MINIATO / TOSCANA

La cucina di S. Miniato è immersa in quella più vasta e ricchissima di variazioni e prodotti che è quella toscana. Tuttavia la cucina locale riesce ad avere una propria ed affermata identità grazie in particolar modo al tartufo bianco di S. Miniato. Un ingrediente base della cucina che esalta con il suo intenso profumo sia i primi piatti che la classica intramontabile fiorentina toscana.

SUGGERITA DA BECONCINI WINES

RAVENNA / EMILIA ROMAGNA

Nei giorni di festa a Ravenna non possono mancare sulle nostre tavole di famiglia i Passatelli. Una ricetta semplice che porta ad un concentrato di gusto fatta di formaggio, uova, pane grattato e una spezia molto usata in Emilia Romagna anche per certi tipi di dolci: la noce moscata. Dopo avere terminato l’impasto si usa passare il tutto in uno schiacciapatate con grossi fori. La cottura in brodo di carne completa questo piatto tradizionale che è una delle nostre minestre preferite.

SUGGERITA DA NERO FERMENTO

URBANIA / MARCHE

La sua posizione di cerniera tra la Romagna e le Marche fanno della nostra cucina una continua contaminazione di ricette tra nord e centro senza rinunciare ad una nostra tipicità dove si esalta la semplicità del mondo contadino nei primi piatti e anche nella lavorazione delle carni sia suine che bovine senza dimenticare i piatti a base di coniglio. Uno dei piatti più rinomati è il Carpaccio di marchigiana al tartufo bianco. La ricetta è molto semplice ma il segreto consiste nella scelta degli ingredienti che sono la carne bovina magra utilizzando il filetto, il limone, il sale, l’olio extravergine di oliva e naturalmente il tartufo bianco di Acqualagna, uno dei prodotti che fanno grande la nostra terra.

SUGGERITA DA MUZIGHIN

MONTI SIBILLINI / MARCHE

Se amate le sagre di paese con la loro vivacità e il senso della comunità che trasmettono potete venire ad Amandola per la sagra delle Fregnacce con olio e pecorino. Uno dei nostri piatti locali della tradizione contadina. La preparazione inizia con pasta sfoglia fresca fatta con uova, farina e acqua che poi viene tagliata in quadrotti o talvolta in triangoli. La versione classica marchigiana è condita con sugo di pomodoro e ragù di carne, ma da noi si usa accompagnarle con olio di oliva extravergine dei nostri oliveti e con i nostri pecorini di montagna grattati e messi direttamente sulla pasta per esaltarne al massimo la ruvidità e il gusto.

SUGGERITA DA APICOLTURA COLIBAZZI

BASSANO SUL GRAPPA / VENETO

Uno dei prodotti più apprezzati della nostra agricoltura sono gli asparagi di Bassano. Con questi asparagi noi siamo soliti preparare un risotto dal sapore delicato e indimenticabile per gli appassionati di cose buone. Come riso utilizziamo il Carnaroli che viene aggiunto alla cottura assieme ad una preparato di asparagi aromatizzato con cipolla e burro, sale e pepe in brodo vegetale. Immancabile la spolverata di grana padano una volta servito nel piatto.

SUGGERITA DA ANTICO LABORATORIO S. GIUSEPPE

MONZA / LOMBARDIA

La Cassœula con polenta, arrivata dalle nostre parti, si narra, con un soldato spagnolo che per conquistare una cuoca le insegnò la ricetta con la quale lei fece successo. Ora è entrata a pieno titolo come il piatto più rappresentativo della Brianza ed è fatta con la polenta, le verze gelate dalla brina, che le rende più mordide, con le parti meno nobili del maiale e la salsicca loganega anch’essa tipica delle nostre parti. Il nome ha un’assonanza con la casseruola dove viene cucinata ma anche dal cassoueu che sarebbe il particolare cucchiaio che si utilizza per mescolare gli ingredienti.

SUGGERITA DA BLACKMOUTH SPIRITS

MONTEFALCO / UMBRIA

La carne alla brace è da sempre uno dei piatti tipici di gran lunga più apprezzati sulle tavole di case e ristoranti Umbri, con le carni sia di Ovino sia di Maiale e naturalmente quella di Bovino e le nostre birre Santachiara, Alzabove e Santommaso ne sono le degne compagne.

SUGGERITA DAL BIRRIFICIO PERUGINI

IMPERIA / LIGURIA

Una delle ricette più tipiche dei nostri borghi marinari con una storia antichissima perchè era già presente nella cucina locale dal 1300 è la Sardenaira. Una focaccia ricoperta di pomodoro, sardine del nostro mare, olive taggiasche ed aglio.
La chiamiamo anche Pissalandrea per richiamare il nome dell’illustre Andrea Doria. Un’altro piatto che rappresenta la nostra terra è la Panissa, una ricetta semplicissima e gustosa fatta di farina di ceci e acqua che, una volta cotto l’impasto, si lascia solidificare per poi tagliarla in piccole striscie da servire su fette di pane.

SUGGERITA DA DINO ABBO

AREZZO / TOSCANA

Uno dei piatti locali preferiti dagli Aretini è la famosa “Braciolona”. Si tratta di un piatto tradizionale toscano a base di carne di maiale, aromi e spezie. Le braciole all’aretina sono famose per il loro sapore intenso e succulento. La combinazione di erbe aromatiche, aglio e carne di maiale grigliata conferisce a questo piatto un gusto unico e tipico di Arezzo. È una specialità locale che rappresenta l’autentica cucina tradizionale toscana e che sicuramente soddisferà i palati degli amanti della carne.

SUGGERITA DA MALERBA WINES

BOLGHERI / TOSCANA

Una ricetta che non è solo una ricetta ma un vero e proprio evento che coinvolge il paese è la “Testa di cinghiale alla castagnetana”. Una ricetta che, per essere messa in tavola, richiede il lavoro di più esperti a partire da un norcino che sappia separare la testa in maniera precisa secondo un’arte che si tramanda da generazioni, per poi passare ad chi possiede uno spazio adatto per appenderla al soffitto per qualche giorno in modo tale da farla dissanguare, in attesa di toglierla ed iniziare a cospargerla della concia…continua

SUGGERITA DA GIORGIO MELETTI CAVALLARI

LONA / TRENTINO ALTO ADIGE

CARNE SALMISTRADA O FUMADA.
Carne lavorata, da consumarsi cruda o cotta, ottenuta dai quarti posteriori di animali diversi quali suino, cavallo, asino, castrato, capra, cervo o capriolo, dal profumo caratteristico e aromatico, tenera al taglio, di un bel colore rosso vivo. Se sottoposta ad affumicatura prende il nome di “Carne fumada” che si presenta esternamente di colore più scuro e con il caratteristico profumo e sapore dei prodotti affumicati. Le porzioni di carne utilizzate, del peso di circa 1-2 kg per il manzo e il cavallo e di molto inferiore per le altre specie, vengono riposte in appositi contenitori e cosparse di una salamoia secca composta da sale, pepe nero, bacche di ginepro, alloro, cannella e fiori di garofano, il tutto inumidito da vino bianco. Lasciata riposare per almeno 20 giorni, viene quindi posta in appositi locali per una breve stagionatura. L’eventuale affumicatura avviene in appositi locali utilizzando legno di vite o di faggio cosparsi di aghi di ginepro.

SUGGERITA DA CANTINA MICHELI

L'AQUILA / ABRUZZO

L’agnello cacio e uova è una prelibatezza tradizionale della zona della Majella, caratterizzata da una combinazione di sapori intensi e succulenti. Di solito utilizziamo dell’agnello la spalla o la coscia. Dopo la preparazione dell’agnello con aglio, pepe, sale e olio di oliva, lo lasciamo marinare in frigorifero per una notte. Il giorno successivo facciamo una cottura in forno e prepariamo la salsa di cacio e uova e la mescoliamo sino a quando non diventa una crema omogenea e trascorso il tempo di cottura dell’agnello, la versiamo sulla carne nella teglia. Rimettiamo in forno il tutto per un altro quarto d’ora, fino a quando la salsa si è leggermente rappresa e dorata. Si usa accompagnare il piatto con contorni di verdure di stagione o patate al forno.

SUGGERITA DA TERRA DEI BRIGANTI

 

VERCELLI / PIEMONTE

Un piatto della nostra tradizione di campagna che vorremmo farti conoscere è la Panissa Vercellese “. IL FRITTO MISTO PIEMONTESE” si compone di frittura dolce (amaretti , mela e semolino) e salata (bistecca , salsiccia , cervello, midollo) in abbinamento con l’umido , ma solo a richiesta dei buongustai. Le nuove varianti aggiungono semolino al cioccolato, pavesini nel dolce e polpette e magari qualche zucchina nel salato.

SUGGERITA DA RISO IN FIORE

 

 

ALBA / PIEMONTE

La nostra pasta può essere abbinata a una vasta gamma di ingredienti per creare piatti deliziosi e soddisfacenti. Ecco alcuni abbinamenti che ti suggeriamo della cucina tradizionale italiana.
Con sughi di carne come ragù di manzo o di maiale, spezzatino di agnello o sugo di cinghiale. Il sugo si amalgama perfettamente con la consistenza della pasta, creando un piatto sostanzioso e appagante.

Con il tartufo da grattugiare fresco e con i funghi, un altro ingrediente tipico della cucina piemontese.
Con i formaggi, in particolare il gorgonzola, il taleggio, il Parmigiano.
Con le Verdure di stagione per un’opzione più leggera e vegetariana. Si possono utilizzare pomodori freschi, zucchine, melanzane, peperoni o spinaci per preparare una salsa leggera e colorata da servire con la pasta.
Con i Frutti di mare come cozze, vongole, gamberi o calamari. Si possono utilizzare frutti di mare freschi o surgelati per preparare una salsa di mare da condire sulla pasta.

SUGGERITA DA PASTA D’ALBA

SANTA DOMENICA TALAO / CALABRIA

Hai mai sentito parlare dei Gnuocculu?
E’ un primo tipico del nostro paese che richiede una certa preparazione ma il tutto per ottenere un piatto che rappresenta in modo mirabile la nostra cucina impregnata di tradizione di cui ti lasciamo la ricetta.

Ingredienti per 4 persone
500 g di semola di grano duro
Acqua quanto basta
Attrezzature
1 canna essiccata dal diametro di 3 centimetri per 30 cm di lunghezza
1 pettine del telaio millerighe
Preparazione
Impastare la farina versando l’acqua finché risulta omogenea è si stacca dalle mani facilmente
Far riposare per 30 minuti
A questo punto ricavare dei piccoli tozzatti ed allungarli sulla spianatoia arrotolare alla canna e poi passare delicatamente sul millerighe.
Per il condimento
500 g di passata di pomodoro
10 cl di olio evo
1 manciata di basilico
2 peperoncino diavolicchio Diamante
100 g di pecorino calabrese
Preparazione
Portare a cottura la salsa di pomodoro aggiungere il peperoncino una volta cotta la pasta amalgamare e finire con il pecorino.

SUGGERITA DA PANE MATTRASAU

ALTAMURA / PUGLIA

I mustaccioli, dolce tipico natalizio, ha molte varianti regionali, tra cui quella pugliese, dove viene aggiunto del vin cotto per renderli ancora più morbidi. Tra le varianti regionali, c’è anche quella altamurana, dove oltre agli ingredienti classici e il vin cotto, viene aggiunto anche un goccio di Padre Peppe per restituire il gusto dolce e l’aroma intenso dell’elixir. I mustaccioli sono dei dolci tipici della tradizione che vengono solitamente sistemati in cestini e sacchetti da donare a familiari e amici.

SUGGERITA DA PADRE PEPPE

ALESSANDRIA / PIEMONTE

Nel cuore della campagna piemontese, dove le colline si avvolgono dolcemente intorno agli antichi borghi, sorge un tesoro culinario custodito gelosamente dai pastori di Alessandria: il Rabaton dei Pastori.
La sua origine è probabilmente legata al passaggio dei pastori nomadi al ritorno con i greggi dai pascoli di montagna.
Per questo è una ricetta semplice che ha variato gli ingredienti nel tempo.
Per preparare il Rabaton, occorre cominciare con la selezione attenta degli ingredienti più genuini e locali. La base di questo piatto è rappresentata dalla ricotta, erbette o spinaci, uovo, pangrattato, farina, erbe aromatiche e noce moscata, che conferiscono alla ricetta un profumo inebriante e un sapore ricco e intenso.
Con pazienza e maestria, il Rabaton dei Pastori cuoce lentamente sul fuoco, lasciando che gli ingredienti si amalgamino e si fondano insieme, creando un piatto che è più di una semplice combinazione di sapori: è un’ode alla terra e alle sue generose ricchezze, un tributo alla vita semplice e autentica dei pastori piemontesi.

SUGGERITA DA MAMU

BORGOMARO / LIGURIA

Vogliamo suggerirti una ricetta che nasce dai nostri prati perchè fatta di erbe selvatiche che si possono raccogliere nelle colline che circondano Borgomaro come le ortiche, il tarassaco, la bietola selvatica e la pimpinella. Nel nostro dialetto tutte queste erbe insieme vengono chiamata “preboggion” da cui il nome della ricetta “Pesto di preboggion”. Oltre alle erbe, anche pinoli leggermente tostati, aglio, olio extravergine di oliva e una bella spruzzata di Parmigiano. Una volta amalgamato bene mettiamo il tutto nel frullatore per ottenere un pesto straordinario per condire la pasta o da spalmare sui dei fragranti crostini di pane ligure.

SUGGERITA DA LE2MELE

TUSCANIA / LAZIO

Poichè il nostro amore è la campagna vogliamo suggerirti un piatto semplice ma gustosissimo e legato alle tradizioni contadine: L’Acquacotta.
L’acquacotta è una zuppa tradizionale composto principalmente da verdure e ingredienti di base che si coltivano nei nostri campi come la cipolla, l’aglio, l’olio di oliva della Tuscia, i pomodori, il peperoncino, abbinate ad uova e naturalmente al pecorino grattugiato. Se ami la bruschetta considera anche il pane raffermo. La ricetta può variare da famiglia a famiglia, un motivo in più per venirla a scoprire durante uno dei tuoi  viaggi nella nostra zona.

SUGGERITA DA LA RISERVA BIO

MULAZZO / TOSCANA

I testaroli al pesto sono un piatto tradizionale della cucina lunigianese, una regione storica situata tra la Toscana e la Liguria. I testaroli sono una specie di pasta piatta e spessa, a forma di cerchio o quadrato, preparati con una pastella semplice a base di farina di grano e acqua. La particolarità di questa pasta è che viene cotta su una piastra calda detta “testo” o “testi” (da cui il nome “testaroli”).

SUGGERITA DA IL GRADILE

TON / TRENTINO

I nostri ricordi di famiglia non riescono a risalire all’origine di un piatto nostro tipico che di tramanda di generazione in generazione che chiamiamo il “tortel di patate”. Un piatto che incarna l’anima autentica della nostra terra generosa. Il Tortel di Patate è una creazione semplice ma sontuosa: strati di patate grattugiate amalgamate con farina bianca. Il tutto è cotto lentamente in una teglia spalmata di olio di arachidi nel forno a legna, finché la crosta esterna non diventa dorata e croccante, mentre all’interno le patate si trasformano in un morbido abbraccio di gusto.  Ogni boccone è un viaggio sensoriale attraverso i campi verdi e i pascoli alpini, un omaggio alla semplicità e alla genuinità della vita di montagna.

SUGGERITA DA DISTILLERIA FEDRIZZI

PAVIA / LOMBARDIA

A Pavia, celebriamo una delizia culinaria che incarna l’essenza dei nostri prodotti locali: il Risotto alla Bonarda. Questo piatto unisce sapientemente due tesori del nostro territorio: il riso Carnaroli Classico e la Bonarda dell’Oltrepò Pavese. La ricetta è un’elegante semplicità, con riso, porri finemente tagliati e vino Bonarda, diluito con acqua per creare un brodo delicato. Si arricchisce con olio extravergine d’oliva o burro e si completa con Parmigiano Reggiano.

Le nostre esperte cuoche tostano il riso per alcuni minuti prima di unirlo alla pentola con il vino che bolle già da circa quindici minuti. Dopo la cottura, il risotto riposa coperto da un tradizionale canovaccio di lino, in attesa dell’ultimo tocco vigoroso prima di essere servito a tavola, augurandoci reciprocamente un buon appetito!

SUGGERITA DA DI CRISTIANA

APPIGNANO DEL TRONTO / MARCHE

Il piatto più tipico delle nostre parti è sicuramente “l’oliva all’ascolana”. Una ricetta che dovete assolutamente gustare se venite in visita da noi.  Si tratta di olive verdi denocciolate, farcite con una miscela di carne macinata, formaggio, uova e spezie, quindi impanate e fritte. Questo piatto è rinomato in tutta Italia e oltre, e spesso viene servito come antipasto o spuntino. È un’icona della cucina delle Marche e del Piceno in particolare.

SUGGERITA DA CONCA D’ORO

PIVERONE / PIEMONTE

Una ricetta che non manca mai sulle nostre tavole, in particolare nei mesi invernali, è la “Bagna Cauda”.
La bagna cauda è una salsa calda a base di aglio, acciughe e olio extravergine d’oliva, servita tradizionalmente in una terrina posta al centro del tavolo. Le verdure di stagione, come carote, sedano, peperoni, cavolfiori e cardo, vengono immerse nella salsa e consumate dopo essere state inzuppate.
La preparazione della bagna cauda prevede la lenta cottura dell’aglio in olio d’oliva fino a renderlo morbido e aromatico, quindi si aggiungono le acciughe e si lasciano sciogliere completamente nella salsa. La consistenza finale dovrebbe essere cremosa ma non troppo densa. La bagna cauda è un piatto molto conviviale e gustoso, perfetto per condividere momenti in compagnia di amici e familiari. È un vero e proprio simbolo della cultura culinaria del Canavese e del Piemonte, che celebra l’autenticità e la ricchezza dei sapori locali.

SUGGERITA DA BUEMI VINI

RAVENNA / EMILIA ROMAGNA

La cucina del nostro territorio è molto varia e ricca di primi piatti di pasta sfoglia ripiena sia di carne che di verdure. La ricetta che accomuna tutti i romagnoli ed i turisti, per la sua semplicità che permette di gustarla nei numerosi chioschi della provincia è la nostra “Pieda” (con il nome dialettale) . La sua caratteristica è di essere di pane non lievitato con la sua forma tipica sottile. Dal consumo popolare di prodotto che richiedeva solo acqua, farina e sale, nel tempo si è arricchita di tante versioni con sopra salumi, formaggi, funghi ed ogni tipo di salsa. Anche i dolci al cucchiaio sono sempre una garanzia come ad esempio la crema zabaione dove poter immergere le nostre tessere bizantine.

SUGGERITA DA BISCOTTI BIZANTINI

MONFERRATO / PIEMONTE

Il Riso alla Monferrina è più di un semplice piatto: è un viaggio nel tempo, un racconto di tradizioni e di amore per la terra. È il simbolo di una cucina genuina, che celebra l’incontro tra l’uomo e la natura, tra il lavoro dei campi e la convivialità della tavola.
Dopo una paziente lavorazione della salsiccia monterrina cucinata con cipolla, sedano e carota nella teglia con il burro fuso si aggiunge il riso leggermente tostato così da esaltarne anche le minime sfumature. Il secondo passaggio è nel brodo vegetale che, con una lenta cottura lo porta ad assorbire tutti i sapori. Vi consigliamo di preparate sulla tavola anche la grattugia per una generosa spolverata di Parmigiano Reggiano.

SUGGERITA DA GENTILE BRUSASCA